Un’attenta analisi del The Economist ha evidenziato come le sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia non hanno provocato l’effeto che ci si aspettava per l’inizio di aprile. Il tasso di interesse chiave è stato ridotto dal 17% al 14% dalla Banca Centrale, simboleggiando il ridimensionamento del “panico finanziario iniziale”. Anche le stime che erano state fatte dagli anaslisti che vedevano un crollo del Pil fino 15% durante quest’anno ad oggi appaio come troppo pessimistiche. Gli immensi giacimenti di combustibili fossili russi che sono alle fondamenta dell’economia del paese sono stati individuati come una delle ragioni del mancato impatto negativo che ci si aspettava. Dal 24 febbraio sono stati esportati combustibili fossili per almeno 65 miliardi di dollari e nel primo trimestre dell’anno i provenienti derivanti dalla vendita di idrocarburi sono cresciuti di oltre l’80% su base annua. Si è notato anche una crescita del volume delle esportazione Russe verso altri paesi, inclusi quelli Occidentali, e una diminuzione delle importazioni, su quest’ultima ha influito l’esclusione dal sistema Swift. Gli esperti prevedono che il surplus commerciale russo potrebbe raggiungere livelli record nei prossimi mesi, per quanto raggiungere ottimali libelli lucrativi sarà molto impegnativo, soprattutto per le aziende internazionali.
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